Mollare tutto, partire e ritornare “a casa” , la storia di Simona.
Amici viaggiatori, buongiorno! Oggi vorrei parlarvi di un’iniziativa lanciata qualche mese fa dai ragazzi di InsolitoTramTravel, si tratta di un progetto chiamato #Aiutiamociadaiutarci grazie al quale io ed altri travel blogger siamo stati messi in contatto tra di noi per parlare di un’argomento a noi caro. Tramite questo progetto ho conosciuto Simona, e parlando abbiamo capito di avere tanto in comune e, proprio per questo, nelle parole dell’articolo che ha scritto per Istantanee di viaggio ho ritrovato un po’ di me stessa.
Questa è la sua storia, la storia di una ragazza che vive di viaggi per lavoro e per passione, che ha vissuto in due emisferi e viaggiato cinque continenti ma ha scelto di tornare nel suo piccolo paese di origine, in Toscana, dove vive da “residente digitale”.
Nel suo blog Travel OFF potrete scoprire ancora di più su di lei e sui suoi viaggi a km 0, per ora vi invito a continuare la lettura e scoprire cosa l’ha spinta a mollare tutto partire!
“La prima volta che lasciai il mio piccolo paese nel nord della Toscana fu quando mi trasferii da sola a Milano per l’università.
Ammetto che quel luogo mi era sempre stato stretto e sono cresciuta col desiderio di fuggire alla scoperta del mondo e mentalità più aperte.
Forse un sogno condiviso da molti giovani, a chi non piacerebbe viaggiare per il mondo?
A me questa curiosità e voglia di esplorare, unita al fatto che avessi studiato lingue e turismo, hanno spinto da Milano, all’Europa, al Mondo.
Così terminati gli studi mi sono imbarcata per un tirocinio in Belgio da dove mi sono poi trasferita in Australia.
Sono passati più di 10 anni e ricordo ancora lo stupore misto a paura dei miei genitori quando gli comunicai questa mia decisione. All’epoca trasferirsi in Australia era ancora vista come un’impresa paragonabile ad andare sulla luna, sorpassare il confine delle colonne d’Ercole dove chissà cosa poteva attenderti 🙂
A parte gli scherzi, le informazioni su questo Paese e, in particolare, sulla burocrazia richiesta per viverci erano ancora piuttosto limitate e da una parte è anche questo senso di “avventura” che mi ha spronata ad andare proprio downunder.
Oggi leggo di tanti giovani che mollano tutto e si trasferiscono in Australia con il visto working holiday lavorando nelle farm e viaggiando zaino in spalla. Molti la scelgono anche come propria casa da dove oggi, grazie all’evoluzione della tecnologia e mondo del lavoro, è possibile lavorare come nomadi digitali.
Ma quando decisi di partire io non avevo letto nessun blog o visto post sui social (non avevo neppure Facebook ai tempi!) quindi non saprei spiegare quale sia stata la scintilla che mi ha fatto scegliere proprio l’Australia.
E’ stato un richiamo naturale, il fascino per una terra lontana e sconosciuta, e così nel giro di pochi mesi col mio fidanzato di allora ci organizzammo e partimmo.
Premetto che la nostra è stata un’esperienza un po’ “privilegiata” in quanto lui aveva chiesto il trasferimento al suo lavoro perciò anche io, dopo un periodo iniziale di working holiday necessario per preparare tutta la documentazione, ricevetti un work visa, che per chi è stato in Australia sa essere un obiettivo tanto agognato in quanto permette di lavorare liberamente senza limitazioni di tempo date invece dai visti turistici.
Se ripenso all’Australia oggi ancora mi sembra un sogno e stento a credere di aver vissuto due anni a Sydney. Nonostante conducessi una vita tutto sommato “ordinaria” fatta di casa, lavoro e hobby la sensazione era comunque quella di essere costantemente in vacanza.
Sarà stato il clima mite tutto l’anno, i parchi rigogliosi, il mare, o la loro filosofia “no worries”, fatto sta che non potevo desiderare altro.
Ma poi la vita ci pone di fronte a dei cambiamenti e improvvisamente cambia anche il tuo modo di vedere le cose, quello che ti circonda e le tue necessità.
Con la conclusione sofferente della relazione, mi ritrovatami sola dall’altra parte del mondo con tanti quesiti sul mio futuro. Avevo 26 anni, un lavoro che mi piaceva, tanti amici e vivevo in un Paese che per me era sempre stato un sogno, ma per la prima volta mi chiesi se era lì che mi vedevo 10 anni più tardi.
Quale era veramente la mia casa?
Per una come me che aveva vissuto fino a quel momento come cittadina del mondo e senza nessuna reale affezione verso il luogo di origine, trovare una risposta è stato davvero complicato.
Mi sono presa un po’ di tempo per capire realmente cosa desiderassi e dove poter trovare le risposte. In quei mesi vissuti downunder ho vissuto un sacco di esperienze fantastiche, conosciuto persone nuove, smarcato tante cose dalla mia bucket list e alla fine ho sentito un richiamo verso l’Italia. La necessità di tornare per scoprire le mie origini.
Inutile dire che sia stata una delle decisioni più difficili e sofferte della mia vita.
Dopo sei mesi trascorsi a Milano dove avevo trovato lavoro, la decisione drastica di mollare un posto fisso per tornare al mio piccolo paese di origine in Toscana. Si proprio quello dell’inizio che tanto odiavo 🙂
Pian piano ho scoperto che i paesaggi mozzafiato, la qualità della vita, le persone e un lavoro che amo potevo averli anche qui, bastava volerlo!
Non nego che il ritorno non sia stato sempre facile, riaddarsi a ritmi e dinamiche di paese dopo aver vissuto in metropoli internazionali, così come costruirsi un lavoro da poter svolgere da remoto e online.
Ci sono voluti anni, alti e bassi e tanta determinazione, ma finalmente ora ho un luogo che sento di chiamare Casa.
Col tempo ho capito che per ognuno di noi il concetto di “casa” è differente, in fondo non è un luogo fisico ma uno stato d’animo che ci fa sentire al sicuro, circondati dagli affetti e felici.
Io ho mollato tutto più di una volta per inseguirlo in giro per il mondo per poi ritrovarlo proprio da dove ero fuggita perché in fondo lo si può trovare solo dentro noi stessi.“